Mala tempora currunt.

contributo di Mago Merlino

Le nubi cariche di pioggia prima lontane si avvicinano minacciose, lo spettro del dover scegliere tra il lavoro e il pecorino si fa sempre più concreto, gli spazi personali di libertà si restringono inesorabilmente.

Eppure, proprio nel momento in cui sembra finalmente giunta l’ora più buia, con queste righe spero di fornire una whitepill a tutti i fren che da mesi conducono questa battaglia, tra mille ostacoli e vessazioni.

(Mi perdonerete in anticipo per il mucho texto.)

A ben vedere, perseguitati non sono solo coloro che hanno deciso di non vaccinarsi: lo è anche quell'80/90% di popolazione (non conosco la percentuale precisa) con ciclo vaccinale 'completo' (rigorosamente tra virgolette, dal momento che siamo alla terza dose e si parla già di quarta).

Il 'no vax' certamente subisce le peggiori ritorsioni, ma solo ed esclusivamente perché è più o meno consapevole della reale natura della posta in gioco.

Per il Potere rappresentiamo più che altro un facile capro espiatorio con il quale tenere a bada la maggioranza (del gregge).

Non è ancora una classica purga dei dissidenti - nella quale peraltro potrebbe facilmente mutarsi, non essendoci in questa fase alcun argine al Potere (variamente inteso: politico, economico, mediatico).

Non rappresentiamo una reale minaccia dal punto di vista politico, perché la somma delle scelte individuali di chi non si vaccina non si è tradotta - né sembra potersi tradurre nel breve periodo - in una forma organizzata e compatta di opposizione e reazione.

Anche l'ultimo recente e progressivo inasprimento delle misure risponde a questa logica (pur avendo, mi rendo conto, tutte le caratteristiche di una vera e propria rappresaglia): pur subendole, non siamo noi i veri destinatari di queste misure, ma la maggioranza da gratificare.

Fin qui non ho detto nulla di particolarmente originale, in fondo si tratta di meccanismi noti e rintracciabili in tante esperienze storiche diverse.

Piuttosto, mi pare di rintracciare una differenza sostanziale: tutto l’apparato politico/mediatico sta basando la sua legittimità esclusivamente sulla lotta al virus e sull’imposizione di un farmaco, e anche gli strumenti utilizzati sono parzialmente nuovi (in Italia si sono sprecati i parallelismi tra green-pass e tessera fascista, ma vedremo in seguito come persino in questo caso sono necessari dei distinguo).

Siamo dunque all'alba di una nuova era (o forse al termine di un’era), ad un nuovo tipo di esperienza autoritaria e totalitaria: la società del controllo o del credito sociale.

A prescindere da quando (e se) verrà decisa la fine della fase fantapandemica, gli strumenti introdotti e le idee tossiche sdoganate nel sentire comune sono destinati a restare (perlomeno nelle intenzioni di chi muove i fili).

La finestra di Overton non è solo stata aperta, è stata spalancata con tanto di affaccio sul burrone.

Per cui, da un certo punto di vista, paradossalmente il nostro auspicio dovrebbe essere che si vada fino in fondo, accelerando in questa direzione, per poter avere la reale possibilità di cancellare il delirio e la follia a cui abbiamo assistito (e che abbiamo subito) negli ultimi due anni.

Proverò a spiegare questo punto di vista.

L'assunto di base è molto semplice, e si può sintetizzare in questo modo: si è introdotta l'idea che 'nessuno è cittadino fino a prova contraria'.

Chiunque non si sottoponga al vaglio delle decisioni dell’autorità, non può disporre delle proprie libertà e dei propri diritti di cittadinanza, che non sono più intangibili e inviolabili, ma possono essere sottratti in maniera totalmente arbitraria in base all’obiettivo di volta in volta stabilito, oggi la vaccinazione domani chissà.

La distinzione non è tra cittadini di serie A o di serie B: nessuno è pienamente cittadino, al massimo puo' diventarlo di serie B acquistando temporaneamente una quota di cittadinanza.

Apparentemente sembra un vero ritorno al passato, ai tempi dell'assolutismo.

A mio avviso, però, ci sono due elementi di rottura:

\1) innanzitutto, ci si spinge tanto in là da mettere in discussione il principio stesso di habeas corpus (letteralmente 'che tu abbia il corpo'), inteso nel suo senso più ampio e profondo. La perdita generalizzata, per chiunque, della propria inviolabilità personale, dell’autodeterminazione sul proprio corpo (non eventualmente come pena a seguito di un reato), come condizione per poter svolgere anche le più banali attività quotidiane. Se non ti sottoponi ad un trattamento sanitario (quindi ad una decisione sul tuo corpo) perdi tutte le altre libertà;

\2) in secondo luogo, lo strumento giuridico prescelto per implementare questa svolta: il green pass (nelle sue varie versioni).

Questa è la novità più importante.

Nel corso della storia, come detto, si è già assistito a numerose esperienze autoritarie/totalitarie, ma tutte basavano principalmente il loro apparato repressivo su due pilastri: un sistema penale concepito per quello scopo (che era anche lo specchio di una visione e di un’organizzazione precisa della società), e apparati di polizia, militari e di spionaggio in grado di renderlo esecutivo.

Ciò che stupisce oggi, quindi, è non solo che la legittimazione e la giustificazione per le azioni dell'autorità apparentemente derivino esclusivamente dall’imposizione coatta di un farmaco, ma anche che nel farlo si sia andati ben oltre i consueti canoni giuridici basati sul concetto di norma - obbligo/divieto - sanzione.

Qui non c’è alcuna norma che vieti la decisione di non vaccinarsi, né che obblighi esplicitamente a farlo, e non c’è alcuna sanzione, sei privato a prescindere delle tue libertà pena il pagamento di un riscatto - anzi, di un pizzo, da pagare periodicamente al Leviatano a intervalli di tempo di volta in volta diversi (lo dimostrano i continui cambiamenti sulla durata del green pass e degli intervalli tra una dose e l’altra, delle quarantene e così via).

La morte dello Stato di diritto, anche formale, non solo sostanziale.

Non sfugga come sia la maggioranza a dover mostrare il marchio, il segno distintivo, autoschedandosi e autoghettizzandosi.

E veniamo al paragone con la tessera fascista. Per quanto sia significativo che, per ricercare un precedente, si debba risalire ad un'esperienza unanimemente riconosciuta come totalitaria, il paragone è improvvido anche solo per una differenza evidente: sottoscrivere una tessera resta comunque diverso dal sottoporsi ad un trattamento sanitario, e chi rifiutava la tessera si opponeva anche ad un sistema di potere tout court, compieva una scelta politica; opporsi ad un farmaco, in teoria, non dovrebbe costituire ugualmente un gesto di opposizione politica. Peraltro, il certificato verde comporta un numero di vincoli di gran lunga maggiori rispetto alla stessa tessera fascista, che, certo, limitava il lavoro, ma non ogni singolo ambito della società, necessario o opzionale.

Potremmo proseguire sulla traccia di queste riflessioni, ma mi sono già dilungato troppo, e i contributi, su questo blog come altrove, fortunatamente non mancano.

Chiudo con alcune considerazioni finali.

Potrebbe sembrare che io sia caduto nell’errore di 'sopravvalutare' i decisori politici.

In realtà penso che la questione non sia rilevante. Che abbiano seguito un preciso piano prestabilito, o che abbiano agito a tentoni credendo nelle loro stesse cazzate spacciate per verità, certi concetti e strumenti ormai sono passati.

(Peraltro la seconda sarebbe un'ipotesi sarebbe persino peggiore della prima, perché, come si dice dalle mie parti, 'miettete appaura 'de sciemi'.)

In vista del prossimo Consiglio dei Ministri e considerando gli ultimissimi 'si apprende' del dottor Barbieri, voglio sbilanciarmi commentando in particolare l’eventualità di una frenata sul fronte SuperGreenPass per il lavoro e dell’introduzione dell’obbligo per gli over 60 (o addirittura per tutti)

Pur essendo ovviamente contrario ad ogni forma di obbligo, questa virata, qualora si verificasse, potrebbe forse rappresentare una prima forma di resa.

Passare ad un obbligo vero e proprio potrebbe voler significare la ricerca di una exit strategy per accantonare il green pass (legato al vaccino sia chiaro non come strumento in se) e le bugie ad esso correlate (“la garanzia di essere tra persone non contagiose”) con le quali se ne è giustificata l'introduzione (ormai evidenti a tutti, anche ai normie).

Sull’obbligo vaccinale esiste comunque una ben più corposa giurisprudenza, il che ovviamente non significa che si debba iniziare a trastare nella soluzione giudiziaria, ma che almeno si tornerebbe su binari più 'classici'.

Ci sono difficoltà oggettive nel configurare questo obbligo, legate ai vaccini stessi: un obbligo per un vaccino che non immunizza, per cui non si conosce la posologia, per un virus che muta costantemente, con un numero imprecisato di richiami e intervalli variabili.

In Germania infatti persino alcuni esponenti del governo federale si son posti il problema.

Ovviamente, è chiaro che nel nostro Paese si impegneranno in tutti i modi per fare del loro peggio, quindi non c’è nulla da trastare; tuttavia, a me sembra un primo segnale di resa.

Anche perché, alla fine dei giochi, questo governo sta scontentando tutti. Siamo già passati alle richieste pressanti per la reintroduzione su larga scala dello smart working, altro che Super-Iper-Mega GreenPass. Cercheranno una exit strategy o andranno diritti come un treno? Vedremo.

La questione è diventata da tempo spirituale e antropologica.

Una società che basa la sua esistenza sull’idea di imporre ogni misura che possa ridurre, anche solo in maniera infinitesimale, il rischio potenziale di morte, senza considerare tutti gli altri costi sociali è una società senza futuro.

E questo degrado era presente già prima dell'avvento della fantapandemia.

Ricordiamo che siamo il Paese che chiude le scuole per le allerte meteo.

È ovvio che la sofferenza maggiore spetta a noi che ci siamo resi conto di questa perversione, e non a chi non comprende o non dà valore alla libertà a cui ha rinunciato.

Per questo invito tutti gli amici a non farsi abbattere e a trovare comunque dentro la sofferenza una serenità di spirito, perché non esiste valore più importante della propria libertà.

Per quanto dura possa diventare lì fuori (e forse lo diventerà sempre di più), non possono e non devono fiaccare il nostro spirito.

E non crediate che il normie non sia a pezzi, lui ha più paura di due anni fa, è smarrito, aveva veramente creduto che sarebbero bastate due dosi per riavere la vecchia normalità. Siete letteralmente la parte migliore del Paese.